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Rayjon Tucker e Barry Brown Jr. si presentano all’Umana Reyer
I due nuovi esterni orogranata Rayjon Tucker e Barry Brown Jr. sono stati presentati alla stampa nella tarda mattinata odierno. Di seguito le loro prime dichiarazioni da orogranata.
Avete iniziato questa avventura da quasi tre settimane, quali sono le vostre sensazioni?
Brown Jr: È una grandissima esperienza, in queste prime settimane di lavoro ho già percepito di essere in una famiglia, ci sono grandi ragazzi. Ci stiamo conoscendo e stiamo capendo il sistema di gioco, c’è grande affiatamento e abbiamo un grande coaching staff.
Tucker: Sono d’accordo con Barry, c’è un grande gruppo e stiamo molto bene insieme. Abbiamo la giusta mentalità per lavorare bene, c’è divertimento sia dentro che fuori dal campo. Ovviamente siamo all’inizio, stiamo ancora costruendo quello che vogliamo diventare, le potenzialità ci sono tutte.
Come vi descrivereste come giocatori?
Tucker: Sono un giocatore a cui piace giocare duro, metto sempre tanta energia in campo, mi piace dare spettacolo ai tifosi e creare gioco per i compagni. Penso di avere una mentalità vincente perché non mi interessano le statistiche, quanti punti faccio, l’unica cosa che conta è che la squadra vinca.
Brown: Faccio di tutto sia in attacco che in difesa per dare una mano alla squadra a vincere. Quando gioco playmaker sento la responsabilità di aiutare il coach ad organizzare il gioco e a dare fiducia ai miei compagni in modo che tutti abbiano la giusta posizione in campo. Anche a me piace giocare in campi caldi con grande tifo, sono molto grato di giocare a pallacanestro per vivere.
Siete molto amici, aiuterà la vostra chimica?
Brown: Sicuramente conoscerci da tanto tempo ci aiuterà in campo, ognuno sa cosa può fare l’altro. Dobbiamo cercare di migliorare ancora di più il nostro livello d’intesa, giocheremo l’uno per l’altro, come con ogni compagno di squadra.
Tucker: Sono d’accordo, ci conosciamo da molto tempo. L’ho visto crescere come persona e nel modo di giocare e viceversa. Conosciamo il livello del nostro gioco, miglioreremo e lavoreremo sulla nostra intesa in campo, sarà divertente e sono sicuro che questo aiuterà la squadra.
Barry tu hai già giocato in Europa, cosa pensi del basket europeo?
Brown: Avevo già assaggiato il basket europeo nel mio primo anno da pro in Germania, è un altro basket e altra fisicità. C’è anche una mentalità diversa rispetto in america
Rayjon ci racconti da dove nasce il tuo soprannome?
Tucker: Mi chiamano “The Flight” perché da sempre salto tanto in alto e sono molto atletico. Me lo hanno dato i miei compagni di squadra quando eravamo piccoli, riesco ad arrivare quasi nello spazio saltando e sembra che voli.
Rayjon ci spieghi perché porti il 59 sulla maglia?
Tucker: Quando giocavo a Philadelphia nel 2001 avevo il numero 9 e in estate un mio carissimo amico, Terrence Clarke, un fratello per me, era morto in un incidente stradale. Lui indossava la 5, non sapevo se scegliere la 95 o la 59 e ne stavo parlando con mia mamma, mio nonno, a cui ero molto legato è mancato quando ero giovane è morto all’eta di 59 anni e questo è stato un segno che mi ha portato a scegliere la 59 per onorarli entrambi, non ho mai cambiato il numero. Ce l’ho anche tatuato sulla mano, mi ricorda di vivere la vita e non dare nulla per scontato, di godermi ogni momento.
Conoscevate i vostri attuali compagni? Che sistema di gioco avete trovato qui a Venezia?
Brown: Ovviamente conoscevo Tucker, ho giocato contro Simms una partita a Parigi, ma gli altri non li conoscevo. Il sistema di gioco mi piace, attacchiamo molto, creiamo gioco gli uni per gli altri e abbiamo molte variabili. A me piace molto la fase difensiva per cui sono molto entusiasta
Tucker: Come detto prima conosco Barry dalla high school, conoscevo già Simms tramite un amico che ha giocato con lui a Parigi. Quando io ero alla high school guardavo Parks giocare al college perché era vicino a me, avevamo degli amici in comune: mio cugino è cresciuto con delle persone che lui conosce quindi posso dire che lo conoscevo già. Anche Alex l’ho visto giocare perché era con Team United a Charlotte, non ci ho mai parlato ma di vista lo conoscevo.
Il sistema di gioco piace molto anche a me, siamo molto aggressivi, Spahija conosce bene il mio coach di quando ero a Milwaukee in NBA e quindi conosce molto bene il mio modo di giocare. Il sistema permette a tutti di avere l’opportunità di essere protagonisti e segnare, giochiamo aggressivi e veloci in transizione. Mi piace molto.