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Casa di Cura Giovanni XXIII: un supporto alla Reyer più forte del Covid


Da 10 anni, Il Presidio ospedaliero Giovanni XXIII è al fianco dell’Umana Reyer. Ma gli ultimi 2 anni, per l’emergenza legata al Covid-19, sono stati indubbiamente i più intensi per la struttura sanitaria di Monastier. “Fin dall’inizio della collaborazione – ricorda Matteo Geretto, responsabile sviluppo e comunicazione – siamo stati il centro di riferimento per la società orogranata per le visite di idoneità sportiva degli atleti. E adesso, nel particolare difficilissimo momento storico che tutto il mondo si è trovato ad attraversare, abbiamo cercato di accompagnare l’Umana Reyer nel rispetto delle strette regole imposte dai protocolli di sorveglianza Covid. Dai tamponi ad orari e giorni inconsueti all’acquisto di un ergospiro, apparecchio per i test cardio-polmonari che consente di ridare l’idoneità agonistica a un giocatore dopo la malattia, secondo il protocollo return to play, ci siamo messi al servizio degli orogranata nei limiti del possibile, andando a volte anche oltre. E questo ci ha fatto grande onore e ci ha reso orgogliosi, come conferma anche il fatto di essere arrivati al decimo anno insieme, a riprova del fatto che le nostre realtà sono unite nel vero senso della parola”.

La struttura ospedaliera è però al servizio di tutti gli sportivi, non solo dell’Umana Reyer. Basti pensare che il suo ambulatorio della Medicina dello Sport è punto di riferimento per i circa 2.000 atleti che si rivolgono al centro ogni anno per gli esami volti al rilascio dell’idoneità agonistica. Il Presidio ospedaliero Giovanni XXIII di Monastier è una struttura privata, convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, che può quindi erogare prestazioni a carico del servizio sanitario. Primi in veneto e sesta in Italia per numero di protesi d’anca e di ginocchio (fonte Piano nazionale esiti 2020) rappresenta un importante centro ortopedico di richiamo nazionale. Dispone inoltre di svariati ambulatori polispecialistici e di apparecchiature all’avanguardia per la diagnosi, la cura, alla riabilitazione delle persone.

In tutto questo, la collaborazione con l’Umana Reyer e l’inserimento in un progetto che va oltre lo sport, avendo una significativa valenza sociale, è visto dai responsabili della Casa di Cura come un plusvalore aggiunto all’attività ordinaria. “Ricordo ancora – riprende Geretto – le parole pronunciate anni fa dal patron Brugnaro, quando disse di puntare sulla dimensione metropolitana della città di Venezia. Ecco: da realtà limitrofa territorialmente al Veneziano, visto che Monastier è in provincia di Treviso, credo che noi siamo uno degli esempi di come si sia cercata di creare una rete più estesa attorno al progetto portato avanti dall’Umana Reyer, che in pochi anni è stato in grado di arrivare sul tetto d’Italia e di portare avanti progetti ambiziosi. Del resto, lo sport è salute e ha un grandissimo valore sociale. È la parola che unisce tutti quelli che fanno parte di questo progetto, che è realmente in grado di dare ai ragazzi quei valori e quei principi di cui hanno bisogno”.

E proprio con un discorso relativo alle nuove generazioni, e all’impatto che ha avuto la pandemia sulla loro realtà, Matteo Geretto chiude il cerchio. “Specialmente in questo momento, una realtà come l’Umana Reyer può avere una grande responsabilità e un ruolo importante. Con il Covid, tanti ragazzi, per limitazioni e divieti, si sono allontanati dallo sport. È dunque indispensabile, adesso, rafforzare i valori di basi e far innamorare di nuovo i giovani dello sport. I giocatori in campo devono tornare, in questo momento ancor di più ad essere un esempio e un sogno da raggiungere. Perché, ancor più degli adulti, in questi anni chi ha perso veramente qualcosa sono i ragazzini. Ed è nostro compito aiutarli a ritornare senza traumi alla normalità della loro vita”.


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